A SMALL COLLECTION OF ANTIQUE SILVER
AND OBJECTS OF VERTU





un articolo di Andrea Menarini,
per ASCAS - Association of Small Collectors of Antique Silver
(click on photos to enlarge image)

CENNI SULLA PUNZONATURA DEGLI ARGENTI NEL DUCATO DI PARMA E PIACENZA NEL XVIII SECOLO

Il Ducato Parma e Piacenza fu creato da papa Paolo III a favore del proprio figlio P.L. Farnese (1545), separando dallo Stato della Chiesa le due città emiliane. Dopo una grave crisi a seguito dell'assassinio di P.L. Farnese (1547), il ducato rimase ai Farnese fino all'estinzione della casata (1731). Nel corso delle guerre di successione fu conteso tra Austria e Spagna, passando prima a Carlo di Borbone, figlio di Elisabetta Farnese e Filippo V di Spagna (1731), poi all'Austria (1738) e, con la Pace di Aquisgrana (1748), a Filippo di Borbone, fratello minore di Carlo. Dopo un periodo di riforme, i Borbone furono spodestati e il ducato annesso all'impero napoleonico (1808). (Treccani enciclopedia on line)

Bolli di garanzia

Nei primi statuti noti dell'arte degli orefici, l'argomento punzonatura di garanzia non viene trattato.

Solo nel 1628, nei capitoli aggiunti allo statuto dell'anno precedente, compare la prescrizione di punzonatura degli oggetti in metallo prezioso: ciascun orefice deve dotarsi di un sigillo col quale bollare ogni suo lavoro, et poi subito farlo bollare col sigillo della Comunità.(1)

Questa prescrizione, però, sembra non essere particolarmente cogente, infatti, dopo sole poche righe si prevede espressamente di poter trovare argenti bollati o con il bollo particolare dell'orefice, o con quello della Comunità o con entrambi.

Non è neppure certo che sia stato dato seguito effettivo alla fabbricazione del sigillo della Comunità. Il ducato viveva tempi difficili, la peste del 1630 e le disastrose campagne militari di Odoardo Farnese hanno forse fatto rinviare l'attuazione dello statuto a tempi migliori.

Di certo, diversi anni dopo, il 16 dicembre 1681, Ranuccio II Farnese ordina che ......intese le ragioni che ci avete addotte, ....... ogni pezzo d'argento che ecceda l'oncia, sia saggiato e bollato col bollo che da noi sarà assegnato e che dovrà essere dell'arma del Torello.(2)

Ed in effetti si sono trovati nei territori di Parma e Piacenza argenti che portano il marchio di un toro rampante, sia solo che accompagnato da altri bolli non identificati, presumibilmente bolli di bottega.

Il marchio sulla destra é battuto sul retro di un piatto appartenuto a Giuseppe Olgiati, vescovo di Parma dalla fine del 1694 all'inizio del 1711 ed anche gli altri manufatti bollati col torello sembrano databili, con tutte le riserve che la sola analisi stilistica comporta, tra la fine del XVII e l'inizio XVIII secolo, in buon accordo con l'ordinanza di Ranuccio.

Il bollo di garanzia del ducato, che troviamo sui vari repertori, da Divis a Lipinski, da Tardy a Donaver Dabbene ed altri, rappresenta, con minime varianti, un animale rampante sul lato destro di uno scudo ovale coronato.

L'archetipo di questi bolli é il disegno che il Rosenberg ha proposto col 7427 a pag.373 del quarto volume del suo ponderoso trattato.
Come recita la didascalia, il disegno é tratto dalla riproduzione pubblicata sul libro Goldsmiths of Italy (4) di una "Probe" (campione) altrove anche "Vorlage" (modello) conservato nel museo civico di Como.

Non ho potuto consultare il libro di persona, ma ho potuto procurarmi una scansione della pagina, di cui riproduco qui sotto le parti pertinenti questo articolo.

La scansione é molto scura e di scarsa leggibilità, ma anche l'immagine originale deve essere di difficile lettura dato che i disegni del Rosenberg tratti da questa tavola presentano talvolta qualche imprecisione: ad esempio, il leone di Bologna é disegnato senza stendardo.

Ho pensato fosse opportuno risalire alla fonte ed ho potuto ottenere una foto digitale di questo oggetto tutt'ora detenuto dal museo storico di Como.

Si tratta di una tavoletta lignea nella quale sono incastonate 12 lastrine metalliche che recano gli impronti dei "Bolli publici delle prefisse bontà nelle presenti Città d'Italia" . Non ho trovato notizie utili per stabilire da chi e come siano stati raccolti gli impronti. L'accostamento fra il marchio di Giovanni Damode (1733-1753) per Torino ed un bollo del XVI secolo per Napoli la fa apparire più una collezione personale che una raccolta a scopo documentale e comunque non consente di sapere quale sia l'autorevolezza di questa fonte.

Tornando al bollo del ducato, l'esame del particolare della foto digitale, che riproduco qui sotto a sinistra, per gentile concessione del museo storico di Como, mostra che sulla destra dello scudo c'é un enigmatico elemento, sicuramente non un animale rampante, corrispondente a quello che si trova nel bollo di un turibolo di Domenico Barbieri.


Sempre su argenti della prima parte del XVIII secolo, ho però potuto rilevare anche altri bolli con iconografia analoga, ma senza corona, anche questi, con quella figura particolare che sormonta un cerchietto o un punto, sul lato destro dello scudo a cui non so dare una interpretazione convincente.

Il numero delle varianti e la qualità di intaglio dei punzoni, molto inferiore a quella che ci si può aspettare da un incisore ducale, solleva non poche perplessità.

Nel dicembre 1729, viene emessa una grida ( 3) che ribadisce, pur con diverse deroghe, l'obbligo di punzonare gli argenti col Bollo pubblico e inoltre, essendo però facile che al tempo della pubblicazione della presente, presso qualch'uno dei suddetti Artefici sianvi lavori d'oro o d'argento compiuti, di Bontà inferiore alla prescritta, prevede un bollo provvisorio di tolleranza di cui, a quanto ne so, non é stata trovata traccia.

Nella pratica, comunque, sono pochissimi gli argenti, sia sacri che profani, con bolli di garanzia, mentre sono molto più numerosi quelli che portano solo bolli di bottega, letterali e/o figurati, battuti anche più volte. Sembra quindi che il sottrarsi all'obbligo di fare bollare i propri lavori col bollo di garanzia fosse almeno largamente tollerato se non addirittura consentito.


NOTE

1) Alessandra Mordacci, Argenti e argentieri a Parma tra '700 e '800, pag. 199
2) Ibidem, pag. 200
3) Ibidem, pag XXV
4) The Goldsmiths of Italy, Some Account of Their Guilds, Statutes, and Work, Compiled from the Published Papers, Notes, and Other Material Collected by the Late Sidney J. A. Churchill - Sidney John Alexander Churchill M.V.O. (British Consul-General Palermo and Naples) - Cyril G.E. Bunt - 1926. Published by Martin Hopkinson and Company, Ltd., Henrietta Street, Covent Garden, London.


Bolli di argentieri

Si riportano di seguito i marchi di alcuni degli argentieri operanti nel Ducato nel XVIII secolo


Domenico Barbieri, Parma XVIII sec.

Pietro Bernardi, Parma, seconda metà XVIII secolo

Alessandro Bonani, Parma ultimo quarto XVIII, inizio XIX

Francesco Capitassi, Parma ultimo quarto XVIII secolo

Angelo Filiberti, Piacenza ultimo quarto XVIII secolo

Giuseppe Filiberti, Piacenza seconda metà XVIII secolo

Giovanni Froni, Parma, 1721-1787

Giuseppe Ianelli, Parma 1727-1788

Pietro Maffioletti, Parma 1727-1798

Ventura Patrini, Parma 1715-1741

Ferdinando Pelizza, Parma ultimo quarto XVIII/primo quarto XIX secolo

Pietro Perini, Parma ... 1720 ...

Antonio Petrini, Parma fine XVIII - inizio XIX secolo

Luigi Vernazzi, Parma, fine XVIII secolo

Giovan Battista Vighi, Parma fine XVIII - inizio XIX

Maurizio Vighi, Parma ... 1732 ...


Andrea Menarini
- 2019 -






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